• Pubblicata il
  • Autore: Antonio
  • Categoria: Racconti gay
Maledetto autostop - Udine Trasgressiva
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Maledetto autostop - Udine Trasgressiva

MALEDETTO AUTOSTOP

Avevo compiuto da pochi mesi 19 anni, e il mio nuovo scooter era già in fermo amministrativo poiché ero stato beccato da una pattuglia mentre scorrazzavo sul lungomare senza casco. Avevo perso la testa per una ventenne molisana di nome Luisa in cui spiccava il contrasto tra la sua bassa statura ed un paio di tette sode (almeno una quarta) che mi faceva sbavare alla sola vista. Poi d’estate, figuriamoci, erano costantemente in “fuorigioco: e quindi ero sempre lì a cercare di farmi notare, e sicuramente ci riuscii quel pomeriggio in cui mi sequestrarono lo scooter! Bella figura di m…
Fatto sta che il giorno dopo, per la festa patronale, l’unico modo per spostarmi verso il lido, dalla casa in collina in cui abitavo, era l’autostop. Era la serata decisiva per provarci con lei, visto che c’era anche il falò sulla spiaggia.
Alle 19,30 scesi sulla provinciale adiacente a casa mia e iniziai a fare l’autostop. Era passata già mezzora e nessuno si fermava. Poi il miracolo: una Renault 4 (mitica!!) accostò. Alla guida un signore che ad occhio superava i 60, dall’occhio vispo e dal viso sorridente con dentatura stile Gianfranco Funari. Catenina al collo, senza barba, musica lirica di sottofondo e il tipico profumo di denim: “Vuoi uno strappo?”. Rincuorato risposi: “Si, grazie, è mezz’ora che aspetto!!!”.
Salito in macchina iniziò a parlare raccontandomi che lavorava come istruttore in palestra, giù al lido, e difatti si vedeva che era perfettamente in forma. Era molto confidenziale, anche se a volte mi scoprivo distratto a pensare alla mia Luisa, a quelle tette sfiorate la mattina prima durante il bagno al mare. Avevo il pisello barzotto che prendeva consistenza. Forse il tipo se n’era pure accorto perché, sceso a comprare le sigarette, era rimasto qualche secondo a guardare mentre rientrava in auto. Non mi era sfuggito un sorriso quasi compiacente. Fu lì che, nel rimettere in moto la singhiozzante Renault 4, sporgendosi verso il portaoggetti dello sportello adiacente al mio posto, strusciò col suo avanbraccio il mio pacco. D’istinto arretrai. Lui, rassicurante: “trovato, eccolo: cercavo l’accendino”.
Non diedi peso all’accaduto. Sbagliai di grosso. Dovevo scendere lì, all’istante. Riprese il cammino, ma notai una deviazione verso la campagna, e non verso la strada che portava al lido.
“Ti dispiace vado un attimo nel mio casolare, porto il cibo al cane e poi ti accompagno al lido.”
“No no, non si preoccupi”
“Ma quanti anni hai, sei cosi giovane”
“Ne ho fatti 19 il mese scorso..”
“Ah benissimo!!”
Iniziò uno strano discorso sull’antica Grecia, e mentre parlava era preso ed appassionato, ed ogni tanto appoggiava la sua manona sulla mia coscia. Il discorso proseguiva e cresceva cosi come le sue “palpate”.
Iniziavo ad impaurirmi, soprattutto quando disse:
“Sai che nell’antica grecia era normale che i giovanotti come te andassero a letto con persone mature come me?”
Arrivammo al casolare. Parcheggò sul retro: davanti a noi solo tante piante d’ulivo, ed il sole ormai basso. Null’altro. Intanto il suo delirio proseguiva: “Si, perché devi sapere che l’omosessualità era normalissima all’epoca” – ed ecco che arrivò distinta e chiara la sua mano sul mio pacco, ancora gonfio al pensiero delle tette di Luisa.
Maledette tette di Luisa. Si perché fu quella erezione a provocare un tremendo fraintendimento.
Il signore anziano pensò che quello era l’inevitabile segno della mia complicità e disse:
“Bravo, proprio i giovanotti come te, si lasciavano toccare il loro pene giovane e gonfio e si lasciavano andare”
Dissi solo, balbettando: “ho paura, voglio andare a casa”
“E di cosa hai paura, non preoccuparti” – ed ecco di nuovo la mano – adesso decisa a palpare anche le palle e il tronco. La allontanai di scatto dicendo: “No non voglio, voglio andare a casa”
“Ok, ok…non aver paura, stai tranquillo!! Guarda, ti faccio vedere”
E dal suo pantaloncino tirò fuori il cazzo! Lo masturbava lentamente e diceva: “Nell’antica grecia era molto frequente la masturbazione, ed anche la fellatio!”. E prese la mia mano e mi fece toccare il suo cazzo. Girai di scatto verso il finestrino, per non guardare. Ricordo solo la sensazione di duro e di caldo. Non so quanto durò so solo che quando mi girai di nuovo vidi lui ad occhi chiusi e la sua mano che dirigeva la mia sul suo cazzo, avanti e indietro…avanti e indietro…finché – abilmente senza schizzi – 6/7 fiotti di sperma caldo colarono elegantemente lungo le mani – mie e sue. Rimasi di sasso. Inerme. Mentre lui spalmava lo sperma sull’asta e sulle mie mani ancora lì, tremanti.
Si voltò, e dopo essersi pulito le mani mi porse dei fazzolettini e mi disse: “Vedi com’è bello? Devi fidarti di chi è più grande di te.”
E con una sicurezza disarmante, aggiunse:
“Avevi paura? Non dovevi. Ricorda la lezione più importante: non devi mai trascurare i segni del tuo corpo”.
E con la mano mi fece notare che il mio cazzo era durissimo. Colse l’occasione per palparlo ancora per qualche secondo mentre sottovoce diceva: “Dio com’è bello…”
Scesi di scatto dalla macchina: “Voglio andare a casa!!!”. Mi rassicurò e mi convinse a risalire, anche perché eravamo in una campagna buia. Mi accompagnò al lido e mi salutò cortesemente, ma io risposi “vaffanculo” sbattendo la portiera della Renault 4.
La serata fu un tormento. Non riuscivo a pensare ad altro. Montava la rabbia in me: perché sono rimasto cosi di sasso? Come ha potuto avere più forza di me nel trattenermi le mani sul suo cazzo? E perché il mio era durissimo???
Cercai di rifarmi con Luisa, che era particolarmente espansiva con me quella sera…sulla spiaggia ci appartammo, ma ero confuso e distratto. Mi spalmò letteralmente le tettone sul viso ma io ero come assente…e pure il mio cazzo!! Che figuraccia…quando scese giù per farmi un pompino provai a chiudere gli occhi…mi tornò la scena di quel cazzo che sborrava: ora si mi sembrava di vederlo bene. Non era lungo ma era grosso di diametro…d’improvviso sentii che adesso stavo sborrando in bocca a Luisa che protestò per non averla avvertita! Ero in preda al panico:ero venuto pensando alla sega fatta al vecchio maniaco anziano!
Furono settimane d’inferno. Incubi. Mi tornavano in mente quelle scene. Avevo scopato con Luisa, ma l’erezione si faceva completa sempre immaginando il vecchio. Quando una sera sotto la doccia mi masturbai pensando a lui mi dissi davanti allo specchio: “devo affrontare la situazione: ora o mai più”.
Fu così che per una settimana di seguito mi misi a fare l’autostop. Sempre allo stesso orario. Finché un lunedì di settembre, quando ormai la stagione estiva stava per finire, vidi la vecchia Renault 4 sbucare dalla curva: era lui. Allungai il braccio per l’autostop. Mi passo davanti senza guardarmi, e senza fermarsi. Mi voltai e vidi che dopo pochi metri si fermò. Mi aveva notato. Di corsa lo raggiunsi, col nodo in gola. Aprii lo sportello e gli dissi sorridendo: “mi dai uno strappo?”
Non dimenticherò mai il suo sorriso: “Certamente, vieni pure!!”
I primi minuti furono molto imbarazzanti per me. Non per lui che era molto loquace: si presentò, il suo nome era Roberto. Non mi sfiorò neppure. Dopo un po’ mi disse: “Ti porto al lido, vero?”
Di scatto risposi: “no”
Non c’è cosa più bella di quella complicità che si innesca senza bisogno di usare le parole. E quando vidi che la Renault 4 voltò verso la strada del casolare, d’improvviso la paura e l’imbarazzo fecero spazio all’eccitazione. Roberto aveva capito.
Il mio cazzo cresceva al ritmo lento e costante dell’andatura di quell’auto. Ma lui continuava a non toccarmi. Ma perché!?! Arrivati a destinazione, spense il motore. Ci siamo – pensai.
Era penombra. Arretrò col sedile. Avevo il cuore a mille, ed il nodo in gola. Lentamente sfilò pantaloncini e mutande. Svettò il suo cazzo perfettamente eretto e pulsante. Mi guardò dolcemente e disse: “è tutto tuo”.
Iniziai a masturbarlo lentamente. Era uno spettacolo. Caldo e durissimo. Gonfio. Un bel diametro. La cappella molto grossa. Prima di assaggiarlo volevo gustarmelo con gli occhi. Iniziò a toccarmi pure lui. Prima i pettorali, poi le cosce. Finalmente arrivò al cazzo. Mi sfilai anche io velocemente i pantaloncini, e subito ripresi il timone del suo cazzo. Iniziammo a masturbarci ma io ero così carico che capitolai dopo pochi minuti: feci tantissimo sperma che fini un po’ ovunque provocando una risata reciproca. Con la mano destra mi palpò di nuovo i pettorali, e si avvicinò leccandomi i capezzoli bagnati di sperma.
Poi scese dalla macchina, fece il giro, aprì lo sportello e si mise davanti e me, con la sua testa e le sue mani appoggiate sul tettuccio della Renault 4. Era saggio. Non voleva che io mi mettessi in imbarazzo, e mi porse il suo cazzo lontano dal suo sguardo. Era lì, davanti a me. Non potevo crederci. Lo masturbai ancora per qualche minuto poi cedetti. E lì iniziò il mio primo pompino. Credo di averlo succhiato per quasi dieci minuti: era sempre lì, come un marmo caldissimo, senza alcun cedimento. E nel frattempo il mio era di nuovo sull’attenti: Roberto sporgendosi lo notò. Lì notai un cedimento: dal sapore mutato notai che stava per venire. Si staccò subito. Io, deluso, riconquistai il mio trofeo con la mano per riprendere almeno a masturbarlo. Lui disse: “aspetta”. Si piegò, prese dal cruscotto una crema. Se la passò dietro e con la schiena inarcata iniziò a muovere il suo culo perfetto strusciandosi sul mio cazzo. Che spettacolo! Notai le sue gambe muscolose e i suoi glutei sodi. Che brivido quando la mia cappella iniziò ad esplorare la sua calda caverna: tre tentativi ed ecco che il mio cazzo entrò, e Roberto che per la prima volta sospirò, sempre sottovoce: “Siiiiiii”. Impalato su di me, iniziò a muovere quel meraviglioso culo, mentre io con le mani ripresi a smanettare il suo cazzo. Fu bellissimo…cavalcò su di me per 5 minuti pieni finchè, quando si appoggiò lasciando fuori solo le mie palle, esplosi di nuovo, questa volta dentro di lui. Tremai per qualche secondo: un orgasmo spettacolare mi avvolse!!Roberto si tirò su, mentre rivoli di sborra colavano dal suo buco... e stremato per aver resistito fino a quel momento, si voltò sbattendomi, questa volta prepotentemente, il suo cazzo in bocca. Lo accolsi voracemente e dopo pochi secondi una spremuta interminabile di sperma mi inondò la bocca. Mai visto tanto in vita mia.
Parlammo per oltre mezz’ora al buio. Gli spiegai tutte le mie perplessità. Mi tranquillizzò. Mi disse di non aggrapparmi alle etichette “omosessuale, bisessuale, eterosessuale”, ma ribadì la famosa frase: “ricorda di ascoltare i segni del tuo corpo”. E se il mio corpo aveva reagito alle tette di Luisa è perché le piacevano. Cosi come il cazzo di Roberto. “Ed ora che ti sei liberato di questo peso, vedrai che vivrai la sessualità pienamente senza più pregiudizi”. E ci ritrovammo dopo pochi minuti avvinghiati, con un avvolgente 69, a succhiarci voracemente i nostri cazzi…
Beato autostop…!!!

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